Non so come scrivere questo post senza farci la figura della – come minimo – svampita.
Oggi in preda alla “disperazione chiavetta wind che non funziona” (ogni mia disperazione ha un nome, a volte anche un cognome), ho deciso di scendere a Torino dai miei, o meglio di lasciarli in montagna e ritornare io a casa loro dove c’è un magnifico wifi che mi permetterà lavorare in santa pace. Ho rinunciato al croissant fresco del mattino, gentilmente offerto, con servizio a domicilio, dal mio caro genitore (secondo me usa i soldi che perdo a carte con lui), ho fatto le valigie, messo le feline nel loro rispettivo portantino e intrapreso l’avventura di ritorno.
Premetto: sono poco più di 100 km, strada che ho percorso per anni, quando in montagna ci andavo tutti i weekend e un mese d’estate; in teoria è una strada che conosco.
Premetto di nuovo: le mie gatte non sono viziate, ma lo stadio seguente. Hanno addirittura i pannoloni da viaggio, una specie di copertina per la gabbietta, di modo che, se si emozionano, il tutto sia assorbito.
Fatte queste premesse, passiamo ai fatti.
Sulla prima premessa, per dar ascolto a mio padre, mi sono persa per la nuova superstrada, sono finita sulla Torino – Savona (io adoro le autostrade italiane), ho allungato almeno di 30 km, pagato quasi 7 € per poi uscire a Carmagnola, dove il tempo risparmiato l’ho recuperato nell’ultimo tratto.
Sulla seconda premessa, dirò solo una cosa: le feline si sono emozionate prima ancora che uscissimo dal paesino di montagna dove abbiamo la casa, e poi si sono riemozionate diciamo almeno altre tre volte. La mia macchina sembrava una camera a gas, accompagnata da un concerto in acuti eseguito dal duetto miagolante fino a destinazione. Sigue leyendo