UNA FINESTRA SUL MARE

Sono un’appassionata di fotografia, anche se in realtà sono un’appassionata di ciò che appaga il mio senso estetico: dall’arte, alla poesia, dall’architettura alla letteratura, dal cinema alla musica, dal design alla moda, e potrei seguire. Tutto ciò che è capace di suscitare in me un’emozione, e stimoli in positivo i miei cinque sensi (il mio sesto senso non ha bisogno di ulteriori stimoli….), arricchisce e migliora in qualche modo la mia esistenza.

Sono un’esteta, ma non nel senso convenzionale del termine. Credo che la cultura per la bellezza, in tutte le sue forme, migliorerebbe sostanzialmente la vita di ogni essere umano.

Non confondiamo la bellezza con il lusso e la perfezione. La bellezza è qualcosa di soggettivo, ma il culto per il bello, sviluppa in noi una sensibilità verso tutto ciò che ci circonda.

Quando parliamo di cultura per il bello, pensiamo subito ai canoni dettati dalla moda, lo show business o quello che ci propinano i mass media incessantemente. Io, invece, sono d’accordo con chi dice che è interiore, che parte da noi, dall’essenza del nostro essere e si dirige all’esterno, si riflette sul nostro modo di essere, di parlare e di comunicare, di guardare e di vedere, di vivere, di vestire, di scrivere e di lavorare.

Non ci avete mai pensato? Impieghiamo lo stesso tempo ad apparecchiare bene la tavola o a svolgere bene un lavoro in ufficio, che a farlo male e svogliatamente, senza impegno e senza curarne i particolari. Il risultato, invece, è spettacolarmente diverso. Non parlo solo a livello personale, di soddisfazione, ma anche economico. Fare bene le cose, far sì che siano belle, ha sempre dei risvolti economici, anche se non immediati.

Da dove cominciare? O meglio: come si applica nella realtà circostante?

Innanzitutto cercando prima la bellezza in noi stessi.  Tutti i guru, coach, psicologi del mondo dicono che tutto comincia con  l’amare se stessi, ma anche Gesù, nel Nuovo Testamento (Matteo 19, 16-19) diceva: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Io lo riassumo in un: cerchiamo la bellezza in noi, essendo essenzialmente noi stessi, facendoci un’analisi cruda di chi siamo realmente, cosa ci piace, quali sono i nostri sogni e le nostre aspirazioni e non quello che vediamo in tv, in rete, sui social, sui mass media in generale, nei negozi e via dicendo.

È una finestra sul mare, dove noi siamo il mare, o meglio un oceano pieno di risorse e particolarità uniche. Smettiamola di competere con altre persone, cercando di essere ciò che non si è, e soprattutto apparire ciò che non siamo. Magari siamo degli appassionati di alcuni tipi di fumetti (come me) ma non di altri, è stupido fingere di saperne tanto o di interessarci a cose che nel profondo ci annoiano a morte.

Come quelli che vanno all’opera (e ne ho visti) e ronfano sonoramente durante tutta lo spettacolo, quando magari si divertirebbero di più a una sagra di paese o a un concerto rock.

Quando siamo capaci di accettare chi siamo, è quando iniziamo veramente ad apprezzare la nostra bellezza. Spogliarci di false icone non è facile, implica processi, a volte, dolorosi. Arrivare a dire: “Questo sono io, questo è quello che mi piace veramente e questo è quello cui aspiro”, può essere la sfida più grande che uno possa avere con se stesso.

Il risultato è sempre stupefacente. Quando uno intraprende questo viaggio verso il culto alla bellezza, e inizia da se stesso, poi tutto il resto diventa più facile.

Perché sto raccontando tutto ciò? Perché viviamo tempi difficili, di incertezze economiche e, in un periodo di comunicazione globale, di sempre più solitudine.

Se tutto partisse invece da questo amore per il  bello, faremmo le cose in modo migliore, ci farebbero sentire meglio con noi stessi e provocherebbero reazioni a catena.

Saper vedere chi siamo, la bellezza che c’è in noi, è già metà del lavoro fatto, sapere poi cosa realmente ci piace, dimenticandoci di ciò che ci vogliono far piacere a tutti i costi o di ciò che è “socialmente importante” per farci sentire considerati dagli altri, ci rende fedeli a noi stessi, quindi autentici.

Quando coltiviamo questa bellezza in noi, apprezzandoci e facendo ciò che realmente ci appassiona, automaticamente inizieremo a coltivarla in tutti gli ambiti della vita: dalla salute, alla casa, al lavoro, alle amicizie, alle relazioni, al medio ambiente, alla società in generale.

Vivo, in modo intermittente (e sempre meno) in un’isola dell’Atlantico, dove la cultura per la bellezza, non si sa neanche cosa sia, e questo si riflette nell’economia del posto. Dove il resto del paese ha un 28% della popolazione disoccupata (che è già grave), qui ha superato il 40%. Perché? Semplicemente perché non c’è mai stato rispetto né vero amore per la cultura, né per la tradizione e la bellezza del luogo e i risultati di questa “non cultura” non hanno tardato poi molto a farsi vedere. È bastato il primo accenno di crisi e il castello di sabbia su cui era costruita questa micro economia è crollato miseramente. Non essendoci solide basi culturali negli individui che compongono questa società, non esistono soluzioni possibili, se non quelle di continue iniezioni di denaro dall’esterno (Unione Europea, governo centrale ecc.). Il problema, comunque, non è la crisi, quella è solo la conseguenza. La causa fondamentale è l’incapacità di accettare, coltivare e migliorare se stessi per quello che si è. Ovviamente sto generalizzando. Sì ci sono aziende e persone qui, che sanno bene di cosa sto parlando e ne hanno fatto uno stile di vita, ma sono comunque una minoranza.

Per concludere, il mio consiglio spassionato è: aprite questa finestra sul mare, respirate l’aria che sa di salsedine e di idee, e chiudete gli occhi per farvi accarezzare dal sole e dai vostri sogni, non quelli degli altri.

Se vi piace il restauro, siate restauratori. Se siete scrittori, dedicatevi a quello, costi quel che costi, lavorando in cose inerenti a ciò. Se siete segretarie, fate le segretarie, fatelo bene, siate fedeli a voi stesse, se aveste voluto fare qualcos’altro, l’avreste sicuramente fatto, ve lo assicuro, non cercate di apparire dei direttori generali. La sostanza è semplicemente apprezzarvi per ciò che siete, rendere bello ciò che fate, non agli occhi degli altri, ma ai vostri, anche se il vostro sogno è essere solo un “aspirante turista full time” come il mio.

 

Un comentario en “UNA FINESTRA SUL MARE

  1. ffreefly

    il mio invece è essere e sentirmi…»benestante d’animo» !!
    ma giuro di cercare di farlo al meglio che si può!! :-))

    ciao admin

    Responder

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