Siamo già in autunno, e appena girerò la testa, sarà Natale. Non so dove sia finito settembre. Come scusa per dire che non ho scritto il post di settembre non è male. Sto ancora cercando il mese in questione, non ho ben capito dove ho messo questi trenta giorni. Da quando sono tornata in Italia, il tempo passa velocemente. Passerebbe ancor più velocemente se ci stessi in Italia, perché per il momento o meglio per quel che riguarda il mese che non ritrovo, mio padre è riuscito ad accompagnarmi all’aeroporto di Caselle ben tre volte. L’ultima volta mi ha dovuto quasi spingere fuori dalla macchina, perché non ne volevo sapere di riandarmene. Di fatto non sono ancora tornata… ho già preso tre aerei da quando sono partita quest’ultima volta, e ormai metto le x sul calendario per vedere i giorni che mancano al rientro.
Potrei scrivere: “Memorie di una viaggiatrice pentita”. Pentita solo perché ho tirato troppo la corda. La mia cara mamma mi ha detto che non ha mai visto una persona fare una valigia così velocemente come la sottoscritta. In un trolley riesco a far stare di tutto di più, per non imbarcare bagagli (e pagare extra). Una volta, in aereo, quando si è trattato di sollevare il bagaglio a mano per metterlo negli scompartimenti in alto, uno stewart all’aiutarmi mi ha chiesto se ci avessi messo un cadavere in quel bagaglio. Io gli ho risposto serafica: “Sì, quello del mio ex marito”. Mai avuto un marito, e mai stata trattata meglio da uno stewart di Ryanair. Anche se credo che con questa compagnia ho chiuso per un bel periodo.
Di compagnie nefaste ne ho conosciute parecchie. Una addirittura fallita pochi mesi dopo che la mia amica Angela ed io facessimo un volo indimenticabile da Panama a Madrid. Durata normale del volo: undici ore. Durata effettiva del nostro volo: sedici ore, di cui le prime cinque in pista, con tre tentativi di decollo falliti, senz’acqua e senz’aria condizionata e un ragazzo che non si lavava da mesi, seduto – ovviamente – accanto a me. La mia cara amica, lungi da cedere alle mie suppliche di scambiarci il posto, per un’ora ogni tanto, mi aveva rifilato un fazzolettino di carta con cui tapparmi bocca e naso per non respirare la “puzza” di sporco del vicino, e dove amabilmente ci spruzzava un po’ di profumo, perché io sopportassi il supplizio.
Anche la Cubana Aviación o Aeroflot non scherzano. Non so se siano migliorate con gli anni, e francamente non ho nessun desiderio di verificarlo, ma tornando a Ryanair, con cui volo almeno un paio di volte al mese, lunedì 30 settembre ha deciso che doveva farmi venire qualche capello bianco in più (rughe no, che poi invecchiano), per cui, dopo tre ore e mezzo di volo dalle Canarie a Barcellona, il pilota ormai a un metro da terra, decide di riprendere quota a tutta velocità, con un’impennata degna di un motocross. Si era trovato un aereo in pista davanti a lui.
Ma glielo fanno l’esame alla vista ai piloti di Ryanair???????’ Lo sanno lo stress che mi hanno causato?
L’eccesso di sudorazione, sintomo di disagio esistenziale e una momentanea mancanza di glamour che ho avuto per la seguente ora??? Senza contare la mezz’ora panoramica sorvolando la città… prima di riprovarci ad atterrare, con una ormai “atterrata” Silvia.
Meno male che ritorno con Vueling.
Non voglio fare la snob: ho volato su aeroplanini biposto e su super boeing, su uragani, sorvolando l’occhio di un ciclone, sugli aerei più sgangherati (ad Aeroflot i sedili si staccavano e gli schienali erano “mobili”), e con compagnie da sogno come Thai, Emirates, Qatar. In più riesco ad addormentarmi quasi sempre prima del decollo, insomma sono una che si adatta alle circostanze, ai ritardi, agli standby, ecc., ci ho anche lavorato per due compagnie aeree, quasi tre anni, e so come funzionano le compagnie e gli aeroporti e credetemi, certe cose a volte è meglio non saperle. Ma Ryanair è riuscita a stancarmi. Non mi posso portare uno scialle solo per proteggermi dalla sporcizia dell’aereo con i sedili pieni di briciole, tovaglioli e bottigliette vuote per terra, un personaggio che in una lingua non ben identificata starnazza per il megafono, tipo mercatino da piazza: “Comprate, comprate di tutto, dal transfer alla città quattro volte più caro, alla card per telefonare nonostante siate tutti muniti di smartphone, a 3 € una bottiglietta d’acqua al bingo, la lotteria, il gratta e vinci e non so che altro” (perché lo ascolto attraverso quella specie di burka contro i microbi che indosso e il dormiveglia che mi accompagna).
Ho viaggiato in treno, moto, bus, cavallo, bicicletta, nave, barchetta, cammelli, (elefanti ancora no), ho noleggiato le cose più sgangherate del mondo (vedi settimana scorsa), mi sono seduta su un bus in Messico, cui mancavano solo i polli, per renderlo completo (di fauna), perché secondo la mia amica Debora, dovevamo fare le locali. Così un tragitto di due ore ne è durato sei. Negli Usa, da studente, guidavo addirittura una Honda Civic anni 70, al suo ultimo stadio prima della rottamazione, a cui non funzionavano i tergicristalli, tant’è che, con una compagna di studi, per passare una settimana a Washington D.C. partendo con la pioggia, dalla Pennsylvania siamo finite in Virginia, tre ore più giù guardando la cartina (senza contare le tre ore più su di ritorno). E dico tutto questo, perché nel fondo, quando viaggio, sono “rassegnata” all’avventura, ma che mi stiano palpando continuamente, che mi facciano togliere le scarpe, sandali e ballerine comprese, che mi stressino per il bagaglio a mano, per poi trovarmi tutto sporco e un bazar degno della Medina di Marrakech, no, non sono proprio d’accordo. L’unica cosa che gli riconosco a Ryanair è che grazie a loro, anche le altre compagnie fanno offerte e hanno considerevolmente abbassato le loro tariffe.
Adesso per andare a Londra, la differenza tra un volo British Airways e Ryanair è di 15 €, compensati da orari più cristiani e aeroporti più vicini e accessibili (Gatwick piuttosto che Stansted o Luton).
Sì perché la viaggiatrice pentita sta già organizzando altri viaggi…
Silvia, 😀